Questo è il testo della lettera da me inviata al Secolo XIX e pubblicata ieri:
Spett. Secolo XIX,
Mi chiamo Gianni Petrelli e risiedo dal 1981 nel Centro Storico ma il mio rapporto con la Città Vecchia è molto più antico: sono nato in salita San Paolo, alla Commenda, e mio nonno e mio bisnonno abitavano al Molo. Ho letto la lettera che il nostro Sindaco, il prof. Marco Doria, ha scritto in risposta a “Sara” esprimendo il suo proprio parere sulla Movida e sulle ordinanze che dovrebbero migliorarla. Voglio premettere che nutro il massimo rispetto per la famiglia del Primo Cittadino perché ho avuto il piacere e l’ onore di aver conosciuto suo padre e di conoscere la madre e il fratello, tuttavia non posso nascondere che via via che leggevo cresceva in me uno strano mix di sentimenti…incredulità, perplessità, impotenza e anche, infine, rabbia.
Non è il caso di descrivere qui lo stato dei “caruggi”: è negli occhi (nelle orecchie…nel naso…) di tutti, genovesi e “foresti”, ma il quadro che ci si parava davanti trenta (quaranta…sessanta…) anni fa era ancora più tragico. Racconto spesso che alla metà degli anni novanta io possedevo un’ auto molto vistosa, poco “genovese”, e la parcheggiavo in via San Lorenzo, ebbene essa veniva utilizzata, di notte, come “fermo-posta” dai pusher e dai tossici. E poi…due portoni prima del mio all’ epoca avevano “fatto fuori” una donna e un’ altra da via Scurreria. Mi fermo qui perché tedierei quelli che hanno avuto la pazienza di leggermi. NON E’ VERO, SIGNOR SINDACO, CHE SIANO I LOCALI A RENDERE INVIVIBILE IL CENTRO! Anzi, al contrario! Gli imprenditori sani presidiano, puliscono, illuminano il territorio: come mai in piazza San Lorenzo dove NON ci sono locali c’ è comunque gente che schiamazza, suona, vomita, urina?
La risposta è una sola (e dico ciò con rammarico e solidarietà): dell’manca una presenza forte e autorevole delle Forze dell’Ordine che possa fungere da deterrente sia nei confronti dei fracassoni ubriachi sia nei confronti degli imprenditori che sgarrano a prescindere dal tipo di attività o dalla provenienza.
Perché, signor Sindaco, ci si preoccupa tanto del fegato dei nostri rampolli che vengono nel Centro Storico ma lo
stesso epatocita stressato dall’alcool acquistato nei Supermarket e consumato al Porto Antico non suscita la stessa premurosa pietà?
Rilegga, La prego, la sua risposta dopo aver ben riflettuto e ne mandi un’ altra che non suoni solamente come un mesto ”Silenzio” che segue all’ aver issato la bandiera bianca della resa e dell’ abbandono di un intero quartiere.
Con rispetto.